Impegni per chiudere il caso Google innanzi alla Commissione Europea

Impegni per chiudere il caso Google innanzi alla Commissione Europea

di Giovanni Scoccini e Francesca Sutti, pubblicato in Diritto24.Ilsole24ore

Dopo tre anni dall’apertura del procedimento da parte della Commissione Europea per possibile abuso di posizione dominante nei confronti di Google, la società californiana cerca un accordo con la Commissione attraverso una proposta di impegni che elimini le preoccupazioni antitrust.



Google, sospettata di aver favorito i propri servizi rispetto a quelli dei rivali e di aver ristretto la libertà degli inserzionisti pubblicitari, propone, tra l’altro, di ’etichettare’ i propri servizi in modo che per gli utenti sia chiaro quando i risultati ottenuti dalle ricerche sono annunci sponsorizzati da Google stessa e di rendere visibili tra i risultati i link ai siti dei concorrenti per le ricerche di attività commerciali. Gli impegni non riguardano, invece, l’algoritmo di ricerca, che Google non sembra essere disposta a modificare per venire incontro alle preoccupazioni della Commissione. Gli impegni di Google saranno ora oggetto del market test da parte della Commissione, che concederà 30 giorni alle parti interessate per presentare le proprie osservazioni.






Ove il risultato del market test fosse positivo, si chiuderebbe con l’accettazione degli impegni un caso estremamente complesso senza che la Commissione stabilisca se la condotta indagata sia stata abusiva o meno. Nei casi, infatti, chiusi con impegni non vi è l’accertamento di una violazione della disciplina antitrust, né l’imposizione di una sanzione, ma viene reso vincolante un accordo tra l’impresa indagata e l’autorità con cui la prima si impegna a modificare il proprio comportamento o la propria struttura per risolvere la problematica anticoncorrenziale.




Il caso Google fornisce l’occasione per svolgere una riflessione sullo strumento degli impegni, di cui si è parlato anche in un recente convegno organizzato presso l’Università degli Studi di Milano dall’Associazione Antitrust Italiana in cui vantaggi e svantaggi dello strumento degli impegni ai fini della tutela della concorrenza e il trend dell’applicazione di questo istituto sia in Europa che in Italia sono stati oggetto di un approfondito esame da parte dell’avv. Francesca Moretti.






L’analisi dell’avv. Moretti ha messo in evidenza la significativa propensione dell’autorità italiana alla chiusura delle istruttorie con l’accettazione di impegni fino a tutto il 2010, individuando quali effetti negativi dell’eccessivo utilizzo dell’istituto la diminuzione della deterrenza, la deriva regolatoria delle funzioni dell’Autorità, il pregiudizio alle azioni di risarcimento danni che non potranno avvalersi dell’accertamento dell’infrazione e infine il rischio di apertura di istruttorie poco comprovate.





A fronte di tali svantaggi, che riducono l’intervento repressivo a tutela della concorrenza, si contrappongono i vantaggi che gli impegni rappresentano per le imprese, ovvero una riduzione del rischio delle sanzioni, la certezza della situazione giuridica dell’impresa, minore probabilità di azioni per risarcimento danni e minore pubblicità negativa per le imprese coinvolte.




Per quanto riguarda, invece, i vantaggi che gli impegni apportano all’interesse pubblico della tutela della concorrenza, oltre al risparmio di risorse delle autorità in quanto non tenute a provare l’infrazione, gli impegni permettono nei casi più complessi, come possono essere alcuni casi di abuso, dove non è sempre facile tracciare la linea di confine tra il comportamento lecito e illecito dell’impresa dominante, di ottimizzare la tutela della concorrenza rispetto alla compressione della libertà dell’impresa dominante.




La caratteristica principale degli impegni è, infatti, rappresentata dalla possibilità che questi offrono di raggiungere una soluzione della criticità antitrust condivisa sia dall’impresa che li propone e sia dall’autorità che gli accetta. Si evita, in questo modo, una decisione di accertamento dell’infrazione e il conseguente ordine di eliminare la stessa che, in quanto intervento unilaterale e autoritativo, potrebbe stravolgere l’operatività dell’impresa, ad esempio nel caso di Google, ove gli impegni superassero il market test, Montain View non sarebbe costretta a modificare l’algoritmo del motore di ricerca, cui deve gran parte del suo successo e che è il frutto di continui studi e aggiornamenti

In conclusione lo strumento degli impegni consente di limitare il danno che potrebbe essere arrecato al mercato da quello che gli economisti definiscono ’errore di tipo 2’ ovvero la proibizione di comportamenti che in realtà non sono anti-concorrenziali. Nei casi in cui il rischio di questo tipo di errore è basso o l’infrazione è particolarmente grave, gli impegni, come prevede la normativa nazionale, non sono, invece, lo strumento opportuno da utilizzare.

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